Gli Amplificatori Operazionali sono circuiti integrati che normalmente presentano in uscita un segnale (una tensione) proporzionale al valore applicato in ingresso. In genere lāuscita ĆØ maggiore dellāingresso, da cui il nome di āamplificatoreā, ma per segnali variabili nel tempo questa amplificazione non puĆ² essere costante a tutte le frequenze a causa della presenza di piccolissime capacitĆ dovute alla struttura fisica dei transistor integrati nel circuito (siano essi BJT o MOSFET fa poca differenza). Come spiegato nella parte 1 oltre una certa frequenza il segnale in uscita ĆØ addirittura attenuato, ma sempre in modo proporzionale allāingresso.
Per avere un segnale in uscita proporzionale al valore in ingresso il circuito deve essere ālineareā ma lāamplificatore operazionale ĆØ costituito da tanti componenti non lineari che sono polarizzati per funzionare intorno ad un punto di lavoro. Se le variazioni sono āpiccoleā allora il legame ingresso-uscita ĆØ rappresentato da una costante di proporzionalitĆ (che, come detto, dipende dalla frequenza del segnale), ma per āgrandiā variazioni puĆ² accadere che le non linearitĆ presenti nel circuito rendano lāuscita non piĆ¹ proporzionale allāingresso ed il segnale risulta ādistortoā. Il modello di funzionamento utilizzato finora non tiene in conto, inoltre, di un altro aspetto e cioĆØ il tempo di propagazione del segnale dallāingresso allāuscita: abbiamo sempre considerato la risposta come un fenomeno istantaneo ma per segnali molto āvelociā (ovvero a frequenza āmoltoā elevata) questa approssimazione non risulta piĆ¹ valida.
Come capire cosa vuol dire āgrandiā e, soprattutto, āvelociā variazioni?
I modelli tipici degli amplificatori sono detti a āpiccolo segnaleā perchĆ© le variazioni di tensione e corrente sono di qualche ordine di grandezza inferiori al punto di lavoro del dispositivo (le tensioni e le correnti continue circolanti nel circuito integrato che garantiscono il funzionamento desiderato). Si chiamano, allora, āgrandiā segnali quelli che provocano in uscita variazioni su tutto lāintervallo di tensioni ammissibili (detto anche output swing).
Per capire, invece, quando un segnale ĆØ da considerarsi āveloceā dobbiamo pensare al tempo che impiegano i dispositivi allāinterno dellāOpAmp per trasferire il segnale in uscita. Oltre una certa frequenza (che come vedremo nulla ha a che vedere con la banda passante) lāamplificatore non riesce piĆ¹ a āseguireā le variazioni del segnale, presentando in uscita un segnale con una forma diversa da quello in ingresso.
Lāinsieme di questi due concetti ĆØ sintetizzato in un parametro degli OpAmp che definisce le caratteristiche che deve avere il segnale di ingresso per non ottenere unāuscita distorta: la āslew rateā cioĆØ la massima variazione dellāuscita nellāunitĆ di tempo.
In questo articolo mostreremo con delle simulazioni gli effetti della slew rate su segnali sinusoidali, ricordando che un segnale periodico ĆØ composto dalla somma di infinite sinusoidi e che la risposta di un amplificatore ad un segnale puĆ² essere calcolato con la sovrapposizione degli effetti delle singole risposte.
Risposte a segnali sinusoidali
In Figura 1 ĆØ mostrato il circuito utilizzato nel simulatore LTspice per determinare gli effetti della limitazione della slew rate applicando un ingresso sinusoidale ad un OpAmp OP492 della Analog Devices in configurazione invertente. Fissata la frequenza del segnale di ingresso si esegue una simulazione parametrica con diversi valori dellāampiezza (0.1 0.5 1 1.3) per poter confrontare le uscite nelle differenti condizioni.
Figura 1: Circuito di test
PerchĆ© usare un ingresso sinusoidale ad ampiezza variabile? Cerchiamo prima di capire cosa ĆØ la slew rate e come ĆØ legata ad ampiezza e frequenza dei segnali in ingresso. Se consideriamo una sinusoidale v(t)=Vsin(Ļt) la sua variazione nellāunitĆ di tempo ĆØ data dalla derivata: VĻcos(Ļt). Il valore massimo della derivata, ovvero della variazione nellāunitĆ di tempo della sinusoide, ĆØ pari al prodotto VĻ e si misura in V/Āµs. Conoscendo il guadagno e la massima tensione di uscita si ottiene la massima tensione di ingresso applicabile per la frequenza data. Allo stesso modo, conoscendo la massima ampiezza del segnale in ingresso e lāamplificazione si ottiene la massima frequenza amplificabile senza distorsioni. Questa frequenza prende il nome anche di banda passante a piena potenza e dovrebbe ormai essere chiaro che ĆØ un parametro diverso dalla banda passante (legata allāamplificazione o meno dei segnali). In Figura 2 ĆØ mostrata la risposta in frequenza del circuito di test, che presenta un guadagno uguale 10 (ovvero 20 dB) fino a circa 100kHz. Ci aspetteremmo di avere sinusoidi in uscita sempre pari a 10 volte quelle in ingresso fino a questa frequenza, se non ci fosse la presenza di una slew rate di 3V/Āµs per lāOpAmp considerato.
Figura 2: Risposta in frequenza
Nella Figura 3 si vede come la risposta sia lineare fino alla massima tensione di uscita per segnali di frequenza 20kHz. Infatti il prodotto VĻ in questo caso vale (13*2*Ļ*20000)/10000000, ovvero circa 1.6 V/Āµs quindi minore della slew rate.
Figura 3: Risposta ad una sinusoide. Frequenza: 20 kHz
Facendo qualche calcolo vediamo che con un ingresso di ampiezza di 1 V (di picco) avremo unāuscita di ampiezza massima 10 V: sostituendo questāultimo valore nella formula della slew rate: VĻ<3 si determina una frequenza massima di circa 47kHz. Nella Figura 4 vediamo la risposta a sinusoidi di frequenza 50kHz. Si nota per la sinusoide a massima ampiezza una leggera distorsione.
Figura 4: Risposta ad una sinusoide. Frequenza: 50 kHz
Nella successiva Figura 5 invece ĆØ possibile apprezzare la distorsione dei segnali con ampiezza 1 e 1.3 V: le uscite somigliano piĆ¹ ad onde triangolari che a sinusoidi!
Figura 5: Risposta ad una sinusoide. Frequenza: 100 kHz
Nella Figura 6 si vede come la risposta sia lineare solo per lāingresso a 0.1 V, con un valore di guadagno in linea con la risposta in frequenza. In questo esempio risulta maggiormente evidente come il concetto di banda passante sia āincompletoā se non si tiene in conto anche lāampiezza del segnale.
Figura 6: Risposta ad una sinusoide. Frequenza: 200 kHz
Risposta al gradino
Nelle successive figure sono riportate le risposte ad un segnale che varia a gradino in modo da mostrare in un altro modo gli effetti del limite alla velocitĆ di variazione del segnale di uscita per ampie variazioni. Il segnale in ingresso varia da 0 a 1.2 V con tempi diversi, come riportato nelle didascalie, con lāuscita che risulta pari allāingresso amplificato solo quando la velocitĆ della variazione (il tempo per passare da 0 a 1.2 V) ĆØ inferiore alla slew rate. Negli altri casi, oltre una evidente distorsione, lāuscita raggiunge il massimo in tempi successivi allāingresso.
Figura 7: Risposta ad un gradino. Temnpo di salita: 30 us
Figura 8: Risposta ad un gradino. Tempo di salita: 3 us
Figura 9: Risposta ad un gradino. Tempo di salita: 1 us
Conclusioni
Un amplificatore non puĆ² rispondere linearmente, cioĆØ senza distorsione, a segnali di ingresso che abbiano armoniche con pendenza superiore alla slew rate. Questo parametro ĆØ pari al prodotto dellāampiezza massima del segnale di uscita per la sua banda (ovvero della massima frequenza presente nel segnale) che prende, quindi, anche il nome di banda passante a piena potenza. Considerando le risposte a segnali a gradino, o onda quadra, si puĆ² apprezzare lāeffetto della slew rate come dovuto al ritardo di propagazione del segnale fra lāingresso e lāuscita.